Se le banche chiudono i battenti: ecco dove finiscono davvero i tuoi soldi

Quando una banca chiude i battenti, la prima reazione dei risparmiatori è spesso di panico: il timore che i propri soldi possano andare persi diventa concreto, soprattutto alla luce delle crisi bancarie che si sono verificate in passato. Ma cosa succede davvero ai soldi depositati nei conti correnti quando una banca fallisce o viene posta in liquidazione? Molte persone credono che il denaro rimanga “fisicamente” all’interno dell’istituto, pronto a essere restituito, ma la realtà del sistema bancario moderno è ben diversa.

Cosa succede ai tuoi soldi in caso di fallimento

Nel momento in cui una banca entra in crisi e si diffonde la notizia della possibile insolvenza, i correntisti tendono a precipitarsi agli sportelli per ritirare il proprio denaro. Tuttavia, il sistema bancario funziona secondo il principio della riserva frazionaria: solo una piccola parte dei soldi depositati è effettivamente disponibile in cassa, mentre tutto il resto viene impiegato per concedere prestiti, mutui e finanziare altre attività bancarie. Quando troppi clienti cercano di prelevare contemporaneamente, la banca non è in grado di soddisfare tutte le richieste – ed è qui che può scattare il vero problema.

Se la banca non riesce a riprendersi, ci sono tre possibili scenari:

  • Il fallimento effettivo, con la successiva liquidazione;
  • L’intervento del governo che salva l’istituto;
  • La fusione con una banca più solida che acquisisce le attività e le passività della banca in difficoltà.
  • Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD)

    Uno degli strumenti fondamentali a tutela dei risparmiatori italiani è il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). Questo fondo, obbligatorio per tutte le banche italiane, interviene per rimborsare i depositanti in caso di fallimento dell’istituto fino a un massimo di 100.000 euro per depositante e per banca. Se quindi hai meno di 100.000 euro in depositi presso una singola banca (tra conti correnti, libretti di risparmio e depositi a termine), il tuo denaro è protetto: in caso di default, il FITD provvede al rimborso nei limiti previsti.

    • Il limite di 100.000 euro si applica per ciascun depositante e per ciascuna banca, non per ciascun conto. Se possiedi 130.000 euro suddivisi in due conti presso la stessa banca, verrai rimborsato solo per 100.000 euro complessivi.
    • Se invece hai conti in diverse banche, ognuno gode della specifica garanzia da parte del Fondo per i primi 100.000 euro.

    Il FITD copre la grande maggioranza dei correntisti, ma in Italia ci sono circa 400 miliardi di euro di depositi superiori a questa soglia che restano scoperti in caso di fallimento. Per somme superiori, la parte eccedente i 100.000 euro non gode di alcuna garanzia e può essere persa in caso di liquidazione coatta.

    Bail-In e cosa rischia davvero il correntista

    Dal 2016 in Italia è entrato in vigore il meccanismo del bail-in, previsto dalla normativa europea per la gestione delle crisi bancarie. In caso di grave crisi, la legge impone che le perdite della banca debbano essere sostenute innanzitutto dagli azionisti e dai detentori di alcune categorie di obbligazioni, e solo successivamente – se necessario – dai depositanti che detengono più di 100.000 euro.

    Proprio grazie a questa regola, i conti correnti con giacenza inferiore alla soglia sono trattati come crediti privilegiati e, dunque, protetti dal rischio di perdita totale. Al contrario, chi ha grandi patrimoni in una singola banca rischia che la parte eccedente i 100.000 euro venga utilizzata per coprire le perdite dell’istituto (proprio come avvenuto nei default bancari italiani del 2015).

    Bond bancari, azioni dell’istituto o strumenti finanziari emessi direttamente dalla stessa banca NON sono protetti dal FITD e rientrano tra i primi asset a essere sacrificati nel bail-in: se una banca fallisce, questi strumenti possono andare completamente persi.

    Dove finiscono i tuoi soldi realmente?

    Nel momento in cui depositi denaro in banca, tecnicamente non ne sei più il proprietario in senso stretto: legalmente la somma versata diventa un credito nei confronti dell’istituto. In caso di regolare funzionamento, la banca restituisce il denaro su richiesta; in caso di crisi, però, si entra nel meccanismo del fallimento. Da quel momento, il denaro che hai depositato non è più conservato materialmente, ma rientra tra le passività della banca verso i clienti.

    Nel dettaglio:

    • I fondi garantiti dal FITD vengono rimborsati attingendo alle risorse del Fondo stesso, che è alimentato da versamenti obbligatori delle banche consorziate. In caso di concatenamento di più default, la tenuta del Fondo potrebbe essere messa alla prova, ma l’ipotesi è considerata remota vista la sua dotazione e la vigilanza periodica da parte delle autorità di sistema bancario.
    • I fondi eccedenti i 100.000 euro diventano parte del patrimonio in liquidazione e sono utilizzabili per coprire le perdite della banca, rientrando nella procedura fallimentare. In alcuni casi, i depositanti potrebbero recuperare una piccola parte, ma dipende dal risultato delle vendite degli asset e dalle modalità di liquidazione della banca stessa.

    Gli altri strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni della banca o fondi gestiti legati all’istituto, non sono coperti da garanzie statali. Perciò chi investe nei prodotti emessi direttamente dalla banca assume il rischio di impresa dell’intermediario e, in caso di default, potrebbe perdere l’intero capitale investito.

    Conseguenze pratiche sui servizi bancari e sui clienti

    Quando una banca chiude, non si ha solamente la perdita potenziale dei depositi superiori ai livelli di garanzia. Tutte le operazioni collegate al conto corrente vengono immediatamente sospese: non si possono più effettuare bonifici, domiciliare utenze, pagare bollette o saldare i mutui tramite addebito effettivo. Questa situazione può causare gravi disagi, per esempio il mancato pagamento di rate di finanziamenti, che a sua volta può portare a segnalazioni negative nelle centrali rischi e ad addebito di penali.

    Nel caso di vitale necessità del conto (per incassi salariali, pagamenti o attività aziendali), la legge consente di rivolgersi al tribunale per chiedere un provvedimento d’urgenza, ma i tempi della giustizia difficilmente sono compatibili con le esigenze immediate dei clienti.

    • Oltre ai rischi finanziari, chiusure improvvise di conti possono mettere in seria difficoltà famiglie e imprese abituate a gestire ogni flusso economico tramite il sistema bancario.
    • Proprio per questo, diversificare i propri rapporti bancari su più istituti può essere una soluzione per ridurre il rischio operativo.

    Per capire in modo tecnico dove davvero finiscono i soldi depositati, è importante sapere che con il deposito si consegna liquidità alla banca, che la utilizza per attività di credito e investimento, mantenendo solo una quota limitata di riserva obbligatoria, come spiegato nella voce dedicata al funzionamento delle banche.

    In sintesi, quando una banca fallisce, i tuoi soldi “fisici” non esistono più come banconote ad attenderti in cassaforte: hai solo un credito nei confronti della banca, garantito nei limiti previsti dal FITD. La parte eccedente è soggetta al rischio della procedura fallimentare e, in alcuni casi, può essere persa definitivamente.

    Per tutelare il proprio patrimonio:

  • Non superare la soglia di 100.000 euro presso una sola banca.
  • Diversificare gli istituti presso cui si detengono i depositi.
  • Non investire somme ingenti in bond o azioni della propria banca di riferimento.
  • Valutare strumenti e fondi liquidi svincolati dal rischio bancario specifico.
  • La consapevolezza finanziaria e la conoscenza delle tutele legali sono le uniche vere difese di fronte a un sistema bancario che, nonostante i controlli e gli argini normativi, non può mai essere ritenuto completamente privo di rischi.

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