Perdere peso può diventare una vera sfida, nonostante una dieta equilibrata e l’attività fisica costante. Quando il dimagrimento non avviene come previsto, può esserci una causa sottostante che solo una valutazione medica adeguata può chiarire. È fondamentale, infatti, comprendere se il blocco della perdita di peso sia legato a squilibri metabolici, problemi ormonali, alterazioni metaboliche o altre condizioni cliniche specifiche. Per questo motivo, è importante conoscere quali siano gli esami medici realmente utili per scoprire la radice del problema e intervenire sulla salute in modo mirato e personalizzato.
Analisi ematochimiche di base: valutare lo stato generale dell’organismo
Il primo passo per comprendere perché non si riesce a dimagrire è eseguire una serie di analisi del sangue di base, che offrono una panoramica sullo stato di salute generale e permettono di identificare carenze nutrizionali, infezioni, infiammazioni o problemi legati agli organi principali.
- Emocromo completo: fondamentale per individuare anemia, infezioni in corso o altre condizioni ematologiche che possono ostacolare il metabolismo o la perdita di peso.
- Glicemia e HbA1c: queste analisi permettono di valutare la presenza di diabete mellito o di insulino-resistenza, condizioni che possono rendere più difficile bruciare correttamente i grassi corporei.
- Funzionalità epatica: AST, ALT, gamma-GT e bilirubina sono parametri utili per diagnosticare eventuali patologie del fegato, organo centrale nella regolazione dei processi metabolici.
- Funzionalità renale: creatinina, azotemia ed elettroliti aiutano a escludere o a diagnosticare sclere renali, che possono interferire con il metabolismo e l’eliminazione delle tossine.
- Marker infiammatori: VES e PCR, attraverso il loro valore, permettono di individuare infiammazione cronica nascosta, che spesso si accompagna a difficoltà nel dimagrimento.
In alcune situazioni può essere utile aggiungere anche il colesterolo totale, HDL, LDL e i trigliceridi, che forniscono indicazioni non solo sul rischio cardiovascolare, ma anche sulla funzionalità metabolica e la possibile presenza di dislipidemie, che possono ostacolare la perdita di peso corretta e stabile nel tempo.
Esami del profilo ormonale: individuare gli squilibri che bloccano il metabolismo
Un’attenzione particolare deve essere posta alla valutazione degli ormoni, soprattutto quando il peso resta invariato nonostante gli sforzi costanti. Gli ormoni influenzano profondamente il metabolismo, la regolazione dell’appetito, il deposito dei nutrienti e la spesa energetica complessiva.
Tra gli esami più importanti vi sono:
- Profilo tiroideo: dosaggio di TSH, FT3 e FT4 per escludere ipotiroidismo e ipertiroidismo. La tiroide, infatti, regola i processi metabolici ed eventuali alterazioni della sua funzione possono rallentare o accelerare il metabolismo, rendendo difficile perdere peso o, al contrario, causando dimagrimento involontario. Esperti sottolineano come sia centrale dosare questi valori per comprendere anche minime variazioni di attività tiroidea.
- Insulina e cortisolo: un eccesso di insulina può essere sintomo di insulino-resistenza; livelli elevati di cortisolo (ormone dello stress) sono associati a difficoltà di dimagrimento, accumulo di grasso viscerale e sindrome metabolica. In molti laboratori sono previsti prelievi in vari momenti della giornata per valutare il ritmo circadiano del cortisolo.
- Leptina: coinvolta nella regolazione dell’appetito e nella percezione della sazietà; valori alterati possono determinare fame continua e incapacità di ridurre il grasso accumulato.
- DHEA, testosterone, estradiolo e progesterone: alterazioni nei livelli di questi ormoni sessuali possono ostacolare la perdita di massa grassa e influire su energia, umore e forza muscolare, soprattutto nelle donne in menopausa e negli uomini dopo i 50 anni.
Un approfondimento mirato del profilo ormonale, anche attraverso prelievi salivari e sanguigni effettuati in momenti specifici della giornata, rappresenta un valido supporto per personalizzare la strategia di dimagrimento e sbloccare il metabolismo.
Esami per il metabolismo e la composizione corporea
Oltre agli esami di laboratorio, è importante eseguire valutazioni strumentali che aiutino a capire la reale composizione corporea e a differenziare il peso in massa grassa, massa magra e acqua corporea. Strumenti chiave sono:
- Impedenzometria bioelettrica (BIA): permette di quantificare esattamente la quantità di grasso corporeo, massa magra e liquidi, distinguendo la reale situazione metabolica dell’organismo.
- Indice di massa corporea (BMI): calcolato come rapporto tra peso e altezza al quadrato, indica il grado di sovrappeso o obesità ma non fornisce informazioni sulla qualità del peso perso.
- Misurazione della circonferenza vita e rapporto vita/altezza: parametri che aiutano a riconoscere il rischio cardiovascolare legato all’accumulo di grasso viscerale.
- Ecografia addominale: utile per valutare la presenza di grasso addominale e di eventuali problemi epatici come la steatosi non alcolica, molto diffusa soprattutto in chi ha difficoltà a dimagrire nonostante diete severe.
È importante ricordare che una rapida perdita di peso non è sempre sinonimo di dimagrimento vero, poiché spesso riguarda soprattutto la perdita di acqua e di massa magra, fenomeni che rallentano ulteriormente il metabolismo e rendono ancora più difficile, nei mesi successivi, abbandonare gli accumuli adiposi più persistenti.
Altri esami specifici da considerare in caso di blocco persistente
In alcuni casi selezionati, soprattutto in presenza di sintomi particolari (astenia, gonfiore, infezioni ricorrenti, febbricola, dolori diffusi, disturbi intestinali, oppure una perdita di peso involontaria) potrebbero essere necessari esami più approfonditi:
- Elettroforesi proteica: indica eventuali carenze nutrizionali o sindromi da malassorbimento, frequenti in caso di celiachia o di patologie autoimmuni.
- Albumina e proteine totali: utili per valutare il corretto assorbimento dei nutrienti e lo stato nutrizionale.
- Test sierologici per HIV e tubercolosi: da eseguire in presenza di rischio o sintomi associati a infezioni croniche sistemiche, che possono condizionare la composizione corporea e l’assorbimento dei nutrienti.
- Valutazione dell’infiammazione intestinale: consigliata se sono presenti diarrea cronica, dolori addominali, alterazioni del transito intestinale o sospetta disbiosi.
Non vanno infine trascurati possibili deficit vitaminici e minerali, che devono essere indagati con specifici dosaggi, soprattutto se si segue una dieta povera o monotona, oppure si hanno sintomi di carenze nutrizionali.
Oltre agli esami di laboratorio e strumentali, una valutazione nutrizionale completa prevede anche la consultazione con specialisti dell’alimentazione e del metabolismo, che possano analizzare i dati raccolti e stilare un piano personalizzato, adatto alle esigenze specifiche di ciascun individuo.
La tiroide: un controllo sempre necessario
La funzione tiroidea rappresenta uno degli aspetti più investigati in caso di difficoltà a dimagrire. Attraverso il profilo degli ormoni tiroidei (TSH, FT3, FT4), si può escludere la presenza di disordini tiroidei, molto frequenti tra chi fatica a perdere peso o sperimenta alterazioni improvvise della composizione corporea.
Il metabolismo basale, in particolare, è influenzato dagli ormoni prodotti dalla tiroide, e una diagnosi tempestiva di ipotiroidismo subclinico o manifesto permette di correggere il blocco metabolico migliorando la capacità di bruciare i grassi e di perdere peso in modo più efficace. Oltre ai valori degli ormoni, la valutazione di anticorpi anti-tiroide (anti-TPO, anti-TG) può aiutare a individuare eventuali tiroiditi autoimmuni.
Quando il metabolismo non risponde alle strategie alimentari e motorie, ricordarsi di indagare la funzionalità tiroidea risulta quindi una precauzione fondamentale.
Insulino-resistenza e sindrome metabolica
Un’altra causa frequente di blocco nel dimagrimento è rappresentata dalla insulino-resistenza, condizione in cui le cellule rispondono poco all’insulina e il glucosio viene utilizzato e accumulato in modo inefficiente. L’analisi di insulina basale, glicemia e HbA1c consente di identificare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, patologia fortemente collegata all’aumento di peso e alla difficoltà di smaltire i grassi viscerali.
Intervenire con una diagnosi precoce, aggiungendo anche la valutazione del profilo lipidico e della pressione arteriosa, consente di prevenire complicanze come ipertensione, steatosi epatica e patologie cardiovascolari, spesso associate al sovrappeso e all’obesità addominale.
In sintesi, se non si riesce a dimagrire e si sospetta che la causa non sia solo alimentare o comportamentale, è essenziale affidarsi a indagini mirate, concordate con il proprio medico specialista, per individuare precise alterazioni cliniche o metaboliche e impostare una terapia efficace e davvero personalizzata.