Negli ultimi anni, la comunità dermatologica italiana ha osservato con crescente preoccupazione una vera e propria emergenza sanitaria legata a una patologia cutanea altamente contagiosa. Un recente e radicale incremento dei casi ha spinto specialisti e Società Scientifiche a lanciare allerte puntuali, fondamentali per la prevenzione e una diagnosi tempestiva. Nonostante il termine “virus della pelle” sia spesso usato genericamente nel linguaggio comune, la patologia più frequentemente segnalata, e talvolta erroneamente chiamata tale, è la scabbia, una infestazione causata non da un virus ma da un acaro parassita. Tuttavia, per la sua notevole capacità di diffusione e per l’aspetto delle manifestazioni cutanee, viene ancora percepita come una delle infezioni cutanee più temute e trasmissibili.
Un allarme reale: diffusione e impatto della scabbia in Italia
La portata dell’allarme è stata sottolineata in occasione del Congresso Nazionale 2025 della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST). Dal 2020 al 2023 si è registrato in alcune regioni italiane un incremento dei casi fino al 750%, con focolai più intensi in Emilia-Romagna e Lazio. Questo significa che, rispetto ai periodi precedenti la pandemia, oggi la scabbia è onnipresente in numerosi contesti sociali, dalle strutture sanitarie (RSA, ospedali), alle scuole, fino ai nuclei familiari numerosi.
L’aumento dei casi è attribuito a diversi fattori, tra cui:
- Effetto pandemia e lockdown: la convivenza forzata e il sovraffollamento in spazi chiusi hanno favorito la trasmissione interpersonale.
- Resistenza crescente ai farmaci scabicidi tradizionali, in particolare permetrina.
- Ripresa dei viaggi e del turismo di massa, che hanno facilitato nuovi scambi e la diffusione del parassita.
- Spesso ignorata nei primi stadi, poiché i sintomi imitano altre condizioni cutanee comuni.
Che cos’è la scabbia e come si trasmette?
La scabbia è una malattia della pelle causata dall’acaro Sarcoptes scabiei. Questo minuscolo parassita (invisibile ad occhio nudo) scava microscopici cunicoli nello strato superficiale della cute dove depone le uova. È proprio l’azione di scavo e la presenza delle uova a determinare la tipica reazione irritativa cutanea.
La trasmissione avviene quasi esclusivamente tramite:
- Contatto diretto, prolungato e pelle a pelle con persone infestate.
- Contatto indiretto (meno frequente), per esempio attraverso la condivisione di capi di abbigliamento, lenzuola, asciugamani o superfici contaminate, soprattutto se usate poco dopo dall’infetto.
I soggetti più vulnerabili sono i bambini, gli adolescenti, gli anziani e chi vive in comunità sovraffollate o presenta fragilità sociali o sanitarie, come senzatetto e migranti.
Sintomi da riconoscere subito: come distinguere la scabbia dalle altre malattie cutanee
Un trattamento precoce e tempestivo permette di circoscrivere l’infestazione e ridurre notevolmente la catena di trasmissione. Fondamentale è imparare a riconoscere i sintomi chiave, poiché la patologia può essere facilmente scambiata per allergie, eczema o dermatiti di altra natura.
- Prurito molto intenso, in particolare notturno; rappresenta il campanello d’allarme principale. È spesso generalizzato, ma si accentua nelle zone dove gli acari depositano le uova.
- Presenza di papule rossastre (piccoli rilievi cutanei), talvolta accompagnate da crosticine, soprattutto tra le dita delle mani, ai polsi, ai genitali, all’addome e nella zona periumbilicale.
- Lesioni lineari sottili (cunicoli) che possono essere visibili su cute chiara; spesso queste linee sono difficili da notare a occhio nudo.
- Nei neonati possono essere colpite anche pianta dei piedi, palmi delle mani e cuoio capelluto, sedi poco classiche negli adulti.
Il prurito, nei casi più severi, può essere così intenso da causare insonnia e irritabilità. A causa del grattamento frequente, la pelle può sovrainfettarsi, peggiorando il quadro clinico e complicando la guarigione.
Strategie di prevenzione, diagnosi e cura
I dermatologi sottolineano quanto sia importante non sottovalutare i sintomi sospetti e consultare uno specialista ai primi segni di prurito persistente.
Prevenzione
- Sospettare la scabbia in presenza di prurito diffuso improvviso, soprattutto se altri membri della famiglia o della comunità presentano sintomatologia simile.
- Evitare il contatto diretto con persone infestate e lavare accuratamente a temperature elevate (60°C) biancheria, vestiti e asciugamani.
- Arieggiare e igienizzare ambienti chiusi, in particolare in caso di focolai.
Diagnosi
- La diagnosi è prevalentemente clinica: il dermatologo valuta storia familiare, sintomi e aspetto delle lesioni.
- In casi dubbi, può eseguire una ricerca microscopica degli acari, delle uova o delle feci prelevando materiale dai cunicoli cutanei.
Terapia
- Il trattamento di prima scelta prevede l’applicazione cutanea di creme a base di permetrina; nelle forme resistenti o recidivanti, si ricorre a farmaci sistemici come l’ivermectina.
- Terapia estesa anche ai contatti stretti, anche in assenza di sintomi.
- Rimozione o disinfezione del vestiario e della biancheria usata nei giorni precedenti la terapia.
- Monitoraggio dermatologico per individuare eventuali complicanze, quali infezioni batteriche secondarie.
Da non confondere con le manifestazioni cutanee provocate da altri virus respiratori come il SARS-CoV-2, che talvolta possono determinare rash cutanei, orticaria o eritemi simil-gelone soprattutto nei più giovani, la scabbia è in realtà una infestazione parassitaria i cui segni cutanei sono caratteristici e richiedono un intervento mirato.
La sensibilizzazione della popolazione, la formazione continua dei medici di base e la diagnosi precoce rappresentano oggi la vera chiave per contenere la diffusione di questa patologia riemersa, troppo spesso sottovalutata e fortemente impattante dal punto di vista sociale e sanitario. Essere informati e riconoscere tempestivamente i sintomi consente la gestione rapida dei casi, la protezione delle categorie fragili e il ritorno a una normale sicurezza nella convivenza quotidiana.